Un importante bando per i titolari di microimprese: è quello di Fondazione Finanza Etica, che ha istituito un fondo per facilitare l’accesso al credito e che garantisce finanziamenti fino a 25mila euro con PerMicro Microcredito per coloro che hanno bisogno di liquidità per rendere concreta la loro idea.
Il bando è rivolto a persone di recente provenienza da paesi non appartenenti all’Unione Europea o da figli nati in Italia da persone immigrate. Se sei interessato a sfruttare questa opportunità manda una mail all’indirizzo info@con-etica.itillustrando la tua idea e specificando quello che sarebbe il budget necessario per realizzarla. La tua proposta sarà valutata e sarai ricontattato da PerMicro Microcredito.
Dal 15 ottobre, dopo l’entrata in vigore del nuovo decreto, il Green Pass è diventato obbligatorio anche per i collaboratori e le collaboratrici familiari (“badanti”) che dunque non potranno continuare a lavorare, se sprovvisti. Ma chi effettuerà i controlli? E cosa accadrà a chi è senza Green Pass? Il Governo italiano è nuovamente intervenuto sulla questione cercando di fornire alcuni chiarimenti. Ecco allora tutto quello che di importante c’è da sapere sull’obbligo di Green Pass per i collaboratori familiari.
Chi effettuerà i controlli
I controlli saranno affidati al datore di lavoro. Saranno dunque le famiglie a dover richiedere il Green Pass ai badanti da loro assunti. In che modo saranno effettuati i controlli? Attraverso l’applicazione VerificaC19 oppure chiedendo direttamente una copia cartacea del green pass al dipendente.
Cosa succede se il collaboratore familiare non ha il Green Pass
Nel caso in cui il collaboratore familiare (“badante”) non sia in possesso della cosiddetta certificazione verde, vale la regola applicata agli altri lavoratori, pubblici o statali. Sarà considerato “assente ingiustificato” e momentaneamente sospeso. Insieme al lavoro sarà sospesa anche la retribuzione. In caso di badanti conviventi con la persona assistita, il decreto legge prevede che siano sospesi anche vitto e alloggio.
Multe
Per i collaboratori familiari che continueranno a lavorare senza Green Pass ci saranno delle multe da 600 a 1.500 euro. Anche il datore che non eseguirà i controlli sarà multato con sanzioni che andranno da 400 a 1.000 euro.
Un collaboratore familiare può essere licenziato se non ha il Green Pass?
No, perché il decreto legge prevede la sospensione dal lavoro ma la possibilità di conservare il posto. Non si può quindi licenziare un badante perché non è provvisto di Green Pass ma si può in alternativa trovare un sostituto per il periodo in cui il collaboratore familiare dovrà essere allontanato dal lavoro. Va però tenuto presente che il contratto che regola il rapporto di lavoro tra un badante e il suo assistito (o la famiglia della persona bisognosa) prevede comunque il possibile licenziamento se decade il rapporto di fiducia, nel rispetto dei termini di preavviso.
Cosa succede ai collaboratori familiari vaccinati con Sputnik e senza Green Pass
Ci sono molti badanti che si sono vaccinati nel paese di origine, ad esempio con Sputnik, il vaccino russo che in Europa non è riconosciuto e non dà quindi diritto al Green Pass. Cosa succede per loro? Il Governo italiano si è impegnato a intervenire nuovamente, a breve, su questa questione che riguarda moltissime persone. Al momento vale la regola che chi è senza Green Pass non può lavorare ed è dunque momentaneamente sospeso.
Tutti i mercoledì, presso l’Associazione Asinitas in via Policastro 45 a Roma, sono previste lezioni di aikido rivolte a bambini (6-10 anni) e ragazzi (12-16).
La prima lezione di prova è in programma per il 6 ottobre: alle 16.45 i bambini, alle 18 i ragazzi.
Per partecipare occorre prenotarsi inviano una mail all’indirizzo contatti@asinitas.org oppure telefonando al numero 328.8539929 (Cecilia).
Sei un servizio, un ente di tutela, un’associazione che ha bisogno di una mediazione in lingua madre per i propri utenti? Il Numero Verde per Richiedenti e Titolari di Protezione Internazionale ha attivato un nuovo indirizzo email dedicato a voi!
Cosa puoi chiedere? Traduzione di documenti e mediazione socio-linguistica da remoto.
A chi è rivolto? Alla rete di servizi per i richiedenti e titolari di protezione internazionale.
Invia la richiesta a numeroverdemediazione@arci.it indicando:
Lingua necessaria
Preferenza tra mediatore e mediatrice
Ambito della mediazione (sanitario, legale, accoglienza ecc.)
Data prevista per la mediazione (è preferibile indicare più opzioni)
UPTERorganizza il laboratorio di fotografia e riprese video per smartphone, relativo all’utilizzo delle principali applicazioni attraverso cui raccontare e arricchire le storie autobiografiche. Verrà realizzato anche contestualmente agli incontri della “Cassetta dei ricordi”, altro laboratorio organizzato con l’obiettivo principale quello di sviluppare competenze di tipo relazionale.
Durata
Il laboratorio si svolgerà in dieci incontri totali da 2 ore ciascuno. Registrazione video e foto (4 ore), modifica dei contenuti – foto ritocco e video editing – (12 ore), condivisione contenuti (14 ore).
Destinatari
Possono prendere parte al laboratori i TPI in uscita dal circuito dell’accoglienza o usciti da non oltre 18 mesi. Familiari ricongiunti.
Il laboratorio è realizzato nell’ambito del progetto DESTINAZIONE COMUNE (Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020), a valenza regionale che intende realizzare percorsi integrati, multiazione e personalizzati per la piena partecipazione e l’inclusione socio-economica (casa, lavoro) e socio-culturale (socializzazione, (in)formazione, sensibilizzazione) dei titolari di promozione internazionale in tutto il territorio della Regione Lazio.
Come iscriversi
Ci si può iscrivere mandando una mail all’indirizzo presidenza@upter.it oppure direttamente in segreteria dell’Università Popolare di Roma, Via 4 Novembre 157, Roma.
Un interessante laboratorio organizzato da UPTER con inizio fissato per il prossimo 2 novembre: si intitola “Cassetta dei ricordi” e si appresta a essere un metodo sperimentale il cui obiettivo è far emergere dalla memoria personale vissuti e storie che hanno caratterizzato la propria vita. Ma al di là delle emozioni, lo scopo è soprattutto quello di migliorare il proprio italiano e sviluppare competenze di tipo relazionale. Nella pratica verrà utilizzata una cassetta (scatola) nella quale si chiederà a ciascun partecipante di raccogliere i propri ricordi (fotografie, quanto il rifugiato ha potuto portare con sé, oggetti e ricordi), oppure contenuto nella memoria del proprio smartphone (fotografie, messaggi audio, filmati, documenti e così via).
In questo modo si procederà a un miglioramento e/o rafforzamento della lingua attraverso il racconto di se stessi. Allo stesso tempo, grazie alla condivisione di esperienze personali si indirizzerà il discorso su un piano collettivo: le stesse esperienze potrebbero essere simili per il resto del gruppo). Alla fine del percorso l’obiettivo è quello di produrre foto, video ed e-book.
Durata
Il laboratorio consisterà in dieci incontri da 3 ore ciascuno. Il laboratorio “Cassetta dei ricordi” viene realizzato nell’ambito del progetto DESTINAZIONE COMUNE (Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020), a valenza regionale che intende realizzare percorsi integrati, multiazione e personalizzati per la piena partecipazione e l’inclusione socio-economica (casa, lavoro) e socio-culturale (socializzazione, (in)formazione, sensibilizzazione) dei titolari di promozione internazionale in tutto il territorio della Regione Lazio.
Destinatari
Il laboratorio è rivolto ai titolari di protezione internazionale in uscita o usciti da non oltre 18 mesi dal circuito di accoglienza.
Come iscriversi
Gli interessanti possono mandare una mail all’indirizzo presidenza@upter.it oppure recarsi direttamente in segreteria dell’Università Popolare di Roma, Via 4 Novembre 157, Roma.
BANDO PER 38 BORSE DI STUDIO A GIOVANI IN FUGA DALL’AFGHANISTAN A CAUSA DELL’EMERGENZA UMANITARIA 2021
La regione Emilia Romagna ed ER.GO – Azienda regionale per il diritto agli studi superiori dell’Emilia Romagna, in collaborazione con le Università di Bologna, di Ferrara, di Modena e Reggio Emilia, di Parma, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano sede di Piacenza e il Politecnico di Milano sede di Piacenza mettono a disposizione n. 38 borse di studio in denaro e servizi a giovani in fuga dall’Afghanistan a causa dell’emergenza umanitaria 2021 e accolti in Emilia Romagna.
Le domande possono essere presentate fino all’8 novembre 2021.
Il Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa, presentato a metà ottobre alla Camera, denota uno scenario piuttosto netto: senza immigrati, l’Italia sarebbe un paese povero, vecchio e spopolato.
Cosa succederebbe se, per ipotesi, a oggi venissero bloccati tutti i flussi migratori? Da qui a pochi decenni la popolazione italiana si dimezzerebbe, invecchiando drasticamente, e anche il lavoro rischierebbe carenze in molti settori.
Insomma uno scenario decisamente poco felice, quello fotografato dalla Fondazione Moressa che snocciola anche numeri importanti per dimostrare quanto l’immigrazione potrebbe essere invece funzionale per il nostro Paese e quanto sarebbe importante rivedere le attuali politiche migratorie.
Nel 2100 l’Italia scenderebbe a 30 milioni di abitanti
Nel giro di ottant’anni, con il blocco dell’immigrazione, l’Italia scenderebbe a 30 milioni di abitanti: circa la metà di quelli che conta oggi. Le grandi metropoli come Roma e Milano diventerebbero città medie, sparirebbero i piccoli paesi, alcune regioni vedrebbero ridursi la popolazione a 1/3 di quella attuale. Secondo i ricercatori l’Italia sarebbe il secondo Paese d’Europa a fare i conti con il più intenso calo demografico (peggio del Belpaese solo la Bulgaria).
Le regioni più colpite dal blocco dell’immigrazione
In caso di immigrazione zero, Sardegna e Molise sarebbero le regioni più colpite. Nel 2100 la popolazione delle due regioni scenderebbe a 1/3 di quella attuale con la città di Cagliari che addirittura perderebbe il 65% dei suoi abitanti. La regione che meno risentirebbe il calo demografico – sempre secondo i dati della Fondazione Moressa – sarebbe il Trentino Alto Adige.
Comparando alcune città italiane con altre europee con almeno 1 milione di abitanti il Rapporto denota poi che in caso di blocco dell’immigrazione molte dovrebbero scontrarsi con un netto calo demografico da qui al 2050. Torino, Firenze, Bologna, Roma, Milano, Salerno, Bari e Brescia farebbero parte di questa classifica negativa.
Il futuro lavorativo
Il Rapporto affronta anche un altro importante tema, ovvero quello legato all’occupazione e all’età media di coloro in età lavorativa. Nel 2020, in Italia le persone con almeno 65 anni rappresentano il 23,1% del totale, mentre quelle in età lavorativa (15-64 anni) sono il 63,9%: 2,75 persone in età lavorativa per ogni persona in età pensionabile, insomma.
Bloccando l’immigrazione, questi numeri cambierebbero drasticamente. Complice il calo demografico e una popolazione che invecchia, si andrebbe dunque incontro a una carenza di forza lavoro in molte aree e in molti settori.
Cosa fare per scongiurare questo scenario? Ripensare le politiche migratorie in modo funzionale per evitare che in un futuro non troppo lontano l’Italia diventi un paese vecchio e povero di risorse.
ATTENZIONE: Allo stato attuale molte persone stanno riscontrando problemi nell’eseguire la procedura descritta di seguito. Daremo a breve aggiornamenti in merito, ma se riscontrate anche voi questo problema, viene considerata valida la certificazione del ciclo vaccinale per accedere al luogo di lavoro, come anche stabilito nel decreto del 12 ottobre, art. 14 (clicca qui per leggerlo).
Nelle more del rilascio e dell’eventuale aggiornamento delle certificazioni verdi COVID-19 da parte della piattaforma nazionale DGC, i soggetti interessati possono comunque avvalersi dei documenti rilasciati, in formato cartaceo o digitale, dalle strutture sanitarie pubbliche e private, dalle farmacie, dai laboratori di analisi, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta che attestano o refertano una delle condizioni di cui al comma 2, lettere a), b) e c), dell’art. 9 del decreto-legge n. 52 del 2021, in coerenza con il disposto dell’ultimo periodo del comma 10 del medesimo articolo 2.
PROCEDURA
Le persone che si sono vaccinate, ma che non sono iscritte al Sistema Sanitario Nazionale, non hanno la carta di identità elettronica, la tessera sanitaria, lo SPID o l’app IO, possono scaricare il Green Pass seguendo questa procedura:
Nella schermata che apparirà bisognerà scegliere, a seconda del caso, l’opzione “Utente non iscritto al SSN vaccinato in Italia” (oppure “Utente senza tessera sanitaria o vaccinato all’estero” se si è in possesso di codice AUTHCODE), compilare i vari campi e cliccare sul pulsante “Recupera certificazione”.
Compilare il campo “Codice fiscale o identificativo assegnato da Sistema TS”
Attenzione: non bisogna inserire solamente il codice numerico ma anche il prefisso alfabetico (STP o ENI) in modo che il codice abbia la stessa lunghezza di un ordinario codice fiscale, altrimenti il sistema informatico potrebbe non riconoscere il codice.
Esempio: STP123456789 (digitare il codice senza spazi)
Esempio: ENI123456789 (digitare il codice senza spazi)
Inserire quindi la data presente sull’attestazione di avvenuta vaccinazione.
Selezionare dal menù a tendina la lingua della certificazione.
Scrivere il codice di sicurezza (che cambia ad ogni accesso).
Cliccare su “Recupera certificazione” per scaricare il Green Pass in formato PDF.
Nota bene: raccomandiamo di eseguire la procedura almeno 14 giorni dopo la vaccinazione; nel caso di una seconda dose potrebbero invece bastare anche 3-4 giorni.
Nel caso in cui, nonostante sia stata seguita la procedura, non si riesce a scaricare il Green Pass, vi invitiamo a contattare:
Il Numero di pubblica utilità 1500 (attivo tutti i giorni, 24 ore su 24) per informazioni e assistenza sulla Certificazione verde COVID-19
Inviare una segnalazione all’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, compilando il form a questo link o contattando il numero verde 800 90 10 10
Se avete bisogno di un interprete perché non parlate l’italiano, contattate il Numero verde per richiedenti asilo e rifugiati (ARCI) 800 905 570 – Lycamobile: 3511376335
Per i beneficiari di protezione internazionale sono disponibili alcune borse di studio universitarie 2021-2022 che hanno come obiettivo comune quello di sostenere il diritto allo studio e incentivare l’integrazione dei giovani studenti nel nostro paese. Ecco un breve elenco delle borse di studio attualmente disponibili.
Welcome Refugees Program dell’Università Orientale di Napoli. Consente agli studenti rifugiati di iscriversi ai corsi di Laura dell’ateneo campano in regime di esenzione dalle tasse.
2 Borse di Studio che coprono i costi di partecipazione al Master universitario di I livello “Risorse Umane e Organizzazione” di ISTUD e Università Cattolica di Milano. La scadenza è fissata al 15 ottobre.
50 Borse di studio per studenti con status di titolari di protezione internazionale messe a disposizione dall’Università Telematica Internazionale Uninettuno. L’obiettivo è quello di incentivare e sostenere il percorso accademico degli immigrati con status di rifugiati e concorrere al loro inserimento professionale nel paese d’accoglienza. La scadenza non è stata riportata.
Borse di studio messe a disposizione dall’Università di Pavia per frequentare un corso di laurea triennale o magistrale. Il nome del progetto è “Diamo rifugio ai talenti“. Il Progetto è rivolto a giovani, in particolare donne, accolti nell’ambito dei progetti territoriali del Siproimi. La scadenza non è stata riportata.
Unitedbz, progetto di integrazione per rifugiati e richiedenti asilo in Alto Adige-Südtirol dell’Università di Bolzano. La scadenza non è stata riportata.
Informazioni utili
Tutti coloro che sono interessati a queste preziose opportunità potranno visitare i siti ufficiali dei vari atenei di riferimento per conoscere anche i requisiti necessari per partecipare e per sapere in che modo candidarsi.
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