I dati di Fondazione Moressa: che Italia sarebbe senza immigrati?

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Il Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa, presentato a metà ottobre alla Camera, denota uno scenario piuttosto netto: senza immigrati, l’Italia sarebbe un paese povero, vecchio e spopolato.

Cosa succederebbe se, per ipotesi, a oggi venissero bloccati tutti i flussi migratori? Da qui a pochi decenni la popolazione italiana si dimezzerebbe, invecchiando drasticamente, e anche il lavoro rischierebbe carenze in molti settori.

Insomma uno scenario decisamente poco felice, quello fotografato dalla Fondazione Moressa che snocciola anche numeri importanti per dimostrare quanto l’immigrazione potrebbe essere invece funzionale per il nostro Paese e quanto sarebbe importante rivedere le attuali politiche migratorie.

Nel 2100 l’Italia scenderebbe a 30 milioni di abitanti

Nel giro di ottant’anni, con il blocco dell’immigrazione, l’Italia scenderebbe a 30 milioni di abitanti: circa la metà di quelli che conta oggi. Le grandi metropoli come Roma e Milano diventerebbero città medie, sparirebbero i piccoli paesi, alcune regioni vedrebbero ridursi la popolazione a 1/3 di quella attuale. Secondo i ricercatori l’Italia sarebbe il secondo Paese d’Europa a fare i conti con il più intenso calo demografico (peggio del Belpaese solo la Bulgaria).

Le regioni più colpite dal blocco dell’immigrazione

In caso di immigrazione zero, Sardegna e Molise sarebbero le regioni più colpite. Nel 2100 la popolazione delle due regioni scenderebbe a 1/3 di quella attuale con la città di Cagliari che addirittura perderebbe il 65% dei suoi abitanti. La regione che meno risentirebbe il calo demografico – sempre secondo i dati della Fondazione Moressa – sarebbe il Trentino Alto Adige.

Comparando alcune città italiane con altre europee con almeno 1 milione di abitanti il Rapporto denota poi che in caso di blocco dell’immigrazione molte dovrebbero scontrarsi con un netto calo demografico da qui al 2050. Torino, Firenze, Bologna, Roma, Milano, Salerno, Bari e Brescia farebbero parte di questa classifica negativa.

Il futuro lavorativo

Il Rapporto affronta anche un altro importante tema, ovvero quello legato all’occupazione e all’età media di coloro in età lavorativa. Nel 2020, in Italia le persone con almeno 65 anni rappresentano il 23,1% del totale, mentre quelle in età lavorativa (15-64 anni) sono il 63,9%: 2,75 persone in età lavorativa per ogni persona in età pensionabile, insomma.

Bloccando l’immigrazione, questi numeri cambierebbero drasticamente. Complice il calo demografico e una popolazione che invecchia, si andrebbe dunque incontro a una carenza di forza lavoro in molte aree e in molti settori.

Cosa fare per scongiurare questo scenario? Ripensare le politiche migratorie in modo funzionale per evitare che in un futuro non troppo lontano l’Italia diventi un paese vecchio e povero di risorse.

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