Una bella storia. Una storia differente.

La parola rifugio deriva dal latino refugium, derivato di refugĕre «rifuggire», e definisce la possibilità per un essere vivente di godere di un riparo, di una difesa, contro un’insidia o un pericolo materiale o morale. Quello dei “Circoli Rifugio, nessuno in strada”, è un esperimento di accoglienza solidale e condivisa, che oltrepassa i circuiti istituzionali, offrendo “rifugio” a uomini e donne spogliati dai loro status definitori soliti, di titolarità o meno di un diritto all’accoglienza.

Rifugiati, italiani, apolidi, irregolari, senza fissa dimora… l’unica discriminante è il bisogno di un tetto, la necessità di far fronte ad un’emergenza abitativa che è allo stesso tempo sociale, nonché personale ed umana.

Il progetto ARCI “Circoli Rifugio, nessuno in strada”, finanziato dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, interroga la collettività in quanto soggetto politico dello spazio-città, attivando la propria rete di circoli sul territorio, per provare a dare una risposta dal basso, diffondendo una cultura dell’accoglienza che risponda esclusivamente ad un bisogno reale lontano da caratteristiche prestabilite che rendono, troppo spesso, il beneficiario, tale, solo se “beneficiario eleggibile”.

Nel territorio bolognese, i circoli Cantieri Meticci, Accattà, Arcimondo, in collaborazione con cittadini, famiglie e attivisti afferenti alla rete associativa ARCI offrono, ad oggi, ospitalità a quattro uomini e una donna, provenienti da Guinea Conakry, Bangladesh, Afghanistan e Gambia.

Ogni loro storia è il racconto di un bisogno intercettato da una rete solidale che si muove costantemente sul territorio, nonostante le difficoltà che hanno messo alla prova la tenuta non solo dei circoli ARCI, ma dell’associazionismo tout court durante questo periodo pandemico.

 “Circoli Rifugio, nessuno in strada” è un progetto di accoglienza, oltre l’accoglienza.

Una rete di operatori sociali, insieme a volontari dei circoli, affianca i beneficiari nella strutturazione di un percorso personalizzato sul territorio, che cerchi di dare risposta a delle esigenze concrete, aldilà di quelle meramente abitative. Il diritto allo studio e il supporto nell’iscrizione universitaria, l’accompagnamento verso un percorso legale di regolarizzazione sul territorio, l’orientamento al lavoro, l’invio di una candidatura online, sono solo alcune delle azioni attivate all’interno del progetto.

Le storie delle ragazze e dei ragazzi accolti nei Circoli Rifugio, sono storie di legami nati in seno all’associazionismo e all’attivismo sul territorio. M., afghano, racconta del suo incontro con il circolo ARCI Accattà, di San Giovanni in Persiceto, in un momento di precarietà e difficoltà lavorativa ed abitativa. Il circolo è divenuto una casa, i suoi soci una famiglia.

R., Bangladesh, testimonia un vissuto di violenza, dal quale è riuscita ad emergere grazie alla solidarietà delle donne di Accattà e della rete Mai Più, nata nel 2015 per sostenere le donne che subiscono o hanno subito violenza fisica, psicologica, sessuale, economica e di qualsiasi altra forma e supportandole e affiancandole nel percorso di uscita dalla relazione con l’uomo violento.

H., del Gambia, è stato accolto in un appartamento di un connazionale, locato grazie alla garanzia del Presidente di Cantieri Meticci, al quale lo lega una collaborazione artistica di svariati anni.

H. e B., entrambi provenienti dalla Guinea Conakry, grazie alla mediazione del circolo ARCI Arcimondo e della collaborazione con la rete dell’associazione delle Famiglie Accoglienti, hanno iniziato le pratiche che li porteranno presto ad essere degli studenti dell’Università di Bologna.

Se la migrazione continua ancora troppo spesso ad essere la narrazione di un’emergenza, piuttosto che la testimonianza di un dialogo tra continenti che costruisce le realtà solidali di oggi e domani ponendo la soggettività di individui in movimento in costante relazione con l’attivismo del territorio, l’esperienza dei Circoli Rifugio è invece un modo per narrare “un’altra storia”.

Una bella storia. Una storia differente.